Comune di Gardolo (1923 gennaio 13 - 1926 ottobre 28)

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Stato

Condizione: pubblico

Sede: Gardolo

In seguito alla sconfitta dell'Austria nel primo conflitto mondiale, il trattato di St. Germain del 10 settembre 1919 sancì l'annessione del Trentino all'Italia.
Dopo il trapasso dall’amministrazione provvisoria a carattere militare a quella civile, nel 1919 furono emanati diversi provvedimenti, ai fini di una normalizzazione che stentava a partire per la mancata indizione delle elezioni amministrative. Alla fine del 1921 il governo poteva ricostituire rappresentanze provinciali mediante l’istituzione a Trento, Parenzo, Gorizia e Zara di giunte provinciali straordinarie. A Trento, anche su richiesta del commissario per gli affari autonomi, Enrico Conci, si giunse alla creazione di un organo collegiale provvisorio che avrebbe dovuto provvedere alle esigenze contingenti della regione.
I decreti istitutivi affidavano alle giunte provinciali straordinarie, organi interinali a carattere consultivo, l’esercizio delle funzioni amministrative attribuite alle diete e alle giunte provinciali e demandavano le competenze legislative delle medesime diete al governo, secondo i modi e le forme stabiliti dalle leggi di annessione. Le giunte provinciali istituite nelle terre redente avevano funzioni di sorveglianza sulle amministrazioni comunali e avevano competenza a trattare ricorsi in ordine alle controversie attinenti alle attribuzioni proprie dei comuni. Alle giunte di Trento, Parenzo e Gorizia fu affiancata una giunta esecutiva, che aveva il compito di procedere al disbrigo degli affari di ordinaria amministrazione.
Il 15 maggio 1921 ebbero luogo nel Trentino le prime elezioni politiche dopo la conclusione del conflitto, con le quali veniva introdotto nelle nuove province il sistema proporzionale previsto dalla legislazione italiana. Sul piano locale i successivi passi verso la normalizzazione politico istituzionale del Trentino proseguirono con l’indizione di nuove elezioni amministrative, per le quali si resero necessarie opportune modifiche alla normativa italiana vigente. Con il Regio decreto 7 ottobre 1921, n. 1393 si determinavano, per i Comuni dei territori annessi al Regno, i limiti e le modalità di elezione dei Consigli comunali regolamentati dal titolo II e dall’art. 123 del testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con R.D. 4 febbraio 1915, n. 148.
Rispetto al sistema elettorale austriaco i mutamenti nella definizione dei criteri per la determinazione dell’elettorato risultarono significativi. Fu abbassato il limite di età al ventunesimo anno e venne abolita la divisione degli elettori per corpi elettorali a seconda del censo. Rimaneva fermo lo sbarramento al 15 per cento così come l’esclusione delle donne dalle liste elettorali e dal diritto di voto. Questo era riconosciuto a tutti quei cittadini che pagavano un’imposta erariale diretta di qualsiasi natura o sovraimposte comunali della somma non inferiore alle cinque lire. Vi rientravano anche coloro che tenevano a mezzadria o in affitto qualunque specie di beni soggetti ad imposte dirette non minori di lire 15 e coloro che pagavano almeno 130 lire di affitto per la loro casa di abitazione, per opifici, magazzini o botteghe.
Le elezioni si svolsero in tutti i comuni non toccati da modificazioni circoscrizionali nei giorni 8, 15 e 22 gennaio 1922. Il 28 maggio il neo eletto Consiglio comunale procedette alla nomina del Sindaco nella persona di Natale Mattedi, e della Giunta, nelle persone di Pompeo Pedrolli, Liduino Pocher, Giuseppe Gozzer e Savino Giacomoni.
Genericamente, le competenze del comune emergono dall'esame dalla Legge 4 febbraio 1915, n.148, quindi relative alla gestione del patrimonio, della finanza e della contabilità, all'adozione di provvedimenti e regolamenti di polizia urbana, rurale, campestre, sanitaria, alla gestione delle opere pubbliche, alla costruzione e manutenzione degli edifici scolastici, all'adozione di provvedimenti in favore dell'agricolture, all'assistenza medica e ostetrica per i poveri, all'istituzione delle imposte di consumo, di riscossione delle imposte su valore locativo degli edifici privati, sulla famiglia, sul bestiame, vetture , industrie e commerci, di soggiorno, sugli animali domestici e su altri oggetti.
Il comune di Gardolo, come risulta dalle deliberazioni del Consiglio comunale prima, e del Podestà poi, negli anni precedenti alla sua aggregazione a Trento si occupò prevalentemente di: approvazione conti preventivi e consuntivi; formazione e aggiornamento dell'inventario patrimoniale; sistemazione dell'organico comunale; approvazione regolamenti per l'esazione delle tasse comunali; nomina dei membri della Congregazione di Carità; gestione degli affari edilizi; manutenzione ordinaria e straordinaria strade comunali, nonché apertura nuove vie di transito sul territorio comunale; adesione al consorzio provinciale per la vigilanza igienica; manutenzione locali scolastici, assunzione insegnanti e acquisto materiale didattico; nomina di un sorvegliante per l'impianto elettrico e di un membro della commissione mandamentale per le imposte dirette.
La legge del 4 febbraio 1926 n.237 abolì gli organi rappresentativi locali, facendo passare le loro competenze al Podestà. Il 22 maggio dello stesso anno Natale Mattedi assumeva la sua prima decisione in qualità di podestà.
Nell’ottobre del 1923 anche il Comune di Gardolo viene coinvolto, assieme ad altri Comuni circostanti la città di Trento, nel progetto di aggregazione alla città per la creazione della cosiddetta "Grande Trento". Nel mese di febbraio dell’anno seguente il Comune di Trento intraprendeva così una trattativa con i sindaci dei comuni limitrofi, che tuttavia si arenò per le obiezioni che questi sollevarono, soprattutto in riferimento alla gestione del patrimonio dei singoli enti ed in merito agli aggravi fiscali che sarebbero derivati dall’unione con il comune cittadino. La soluzione della vertenza con i comuni periferici si risolve tra gli ultimi mesi del 1925 ed i primi del seguente. Il 12 giugno del 1926 Prospero Gianferrari, da poco nominato podestà del comune di Trento, poteva avviare con il governo la pratica di aggregazione dei comuni di Cadine, Sardagna, Meano, Gardolo, Ravina, Romagnano, Cognola, Villazzano, Povo Sopramonte e Mattarello e determinava nel contempo le condizioni patteggiate con i medesimi comuni. Nei mesi di settembre e novembre dello stesso anno veniva definitivamente sancita l’aggregazione degli undici comuni limitrofi alla città. Ai soppressi comuni, il cui territorio fu ridotto a frazione del Comune di Trento, furono concesse alcune richieste che garantivano il godimento dei beni comunali per i residenti nelle frazioni, il completamento delle opere pubbliche già finanziate, e fu decretata la delega delle funzioni di Ufficiali del governo ai cessanti podestà.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Franco Cagol