Comunità di Gardolo (1695 - 1807 settembre 30)

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Preunitario

Condizione: pubblico

Sede: Gardolo

Il toponimo è attestato per la prima volta nella documentazione il 28 giugno 1184, quando Wasengrinus de Gardule rimise nelle mani del vescovo di Trento la propria metà del "castrum de Gardule". Lo stesso "castrum de Gardulis" è ulteriormente attestato nell’anno 1210 e 1212, in merito alla metà posseduta dalla famiglia di Witoldo, porzione venduta in quest’ultima data al vescovo di Trento Federico. Nell’anno 1212 il "dimidium castrum" è posto in relazione con il "mansum in Gardula" di proprietà vescovile, manso attestato ancora nel 1250 "in pertinentia de Gardulo".
Nell’anno 1291 si nominano per la prima volte persone abitanti "in villa de Gardulis", villa attestata ben più tardi nel 1346 assieme al sito di "Garduli de medio".
Nelle "Designationes bona communium civitatis Tridenti" dell’anno 1339, le sporadiche menzioni del toponimo sono attestate in relazione ad un locus nominato "Fontana de Gardulis", posto sotto il capitolo "Ad Fontanam Pioclosam".
In seguito alla sentenza emessa il 5 settembre 1427 dal Vescovo di Trento Alessandro Masovia, in merito alla risoluzione della lite fra la città di Trento e le Comunità della pretura esterna (comunità al di qua e al di là dell’Adige), le ville della pretura interna (ville che fanno con la città) furono utilizzate come unità di riscossione fiscale, assieme ai quartieri della città. La villa di Gardolo fu pertanto utilizzata dalla città come unità territoriale per la riscossione delle colte ordinarie e straordinarie.
I primi sintomi di una organizzazione comunitaria, comunque non nelle forme giuridicamente riconosciute, si ravvisa agli inizi del XVII secolo. Il 21 aprile 1601 gli uomini di Gardolo, assieme a quelli delle ville di Mezzolombardo, Sardagna, Mattarello, Cognola, Ravina e Romagnano, (ville della pretura interna) e ai consoli e sindici del comune di Trento, prestano giuramento di fedeltà al vescovo di Trento Carlo Madruzzo.
Una organizzazione dalle caratteristiche più marcatamente comunitarie si viene delineando tuttavia solo verso i primi anni del secolo seguente, all’indomani dell’erezione della curazia di Gardolo, avvenuta il 15 maggio 1722. Il 15 luglio 1725 Pietro Giorgio Crivelli, che si definisce sindico della Comunità e Chiesa di Gardolo dal Piano, in pubblica Regola, rimette la resa dei conti nelle mani del successore. Nel corso del XVIII secolo la vita comunitaria si viene maggiormente definendo fino ad ottenere, nel 1772, dal Magistrato consolare del Comune di Trento una propria regolamentazione interna.
L’attività dell’amministrazione comunitaria cessa il 30 settembre 1807.
L’ambito territoriale della Comunità appare limitato alle località di Melta, Canova, Roncafort, Spini, Ghiaie, corrispondente alla definizione data dagli estimi e catasti.
La Comunità non aveva una sede stabile. La maggior parte delle riunioni avveniva presso le abitazioni dei sindici o di altre persone notabili appartenenti alla Comunità.
Soggetto privo di beni comuni e corrispondente ad una unità territoriale di ripartizione della città di Trento, la villa di Gardolo appare regolamentata, al pari della città, dallo statuto sindicale. La sua amministrazione è retta dal Comune di Trento.
Il riconoscimento formale in Comunità avviene con l’approvazione della Carta di Regola da parte del Magistrato consolare della città di Trento del 31 agosto 1772, regolamento con il quale il principale organismo del Comune di Trento provvede alla delega di alcune funzioni al sindico della comunità. Capitoli aggiuntivi alla Carta di Regola furono stabiliti negli anni 1780, 1790, 1800, 1804. Capitoli specifici, relativi all’elezione dei due giurati della Comunità, furono approvati in seduta di Regola il 25 aprile 1800.
La Comunità è completamente priva di beni propri e pertanto l’attività economica risulta fortemente limitata. Per tutto il XVIII secolo le uniche ed esigue entrate erano costituite dalla locazione della banca del pane, dalla locazione del servizio di carraria e dalla tassa pagata dai forestieri e camerlenghi per l’ammissione alla comunità.
Dagli inizi del XVIII secolo il Comune di Trento provvede alla delega ad un sindico di alcune mansioni, relative soprattutto alla gestione economica e finanziaria. L’esercizio del sindico appare inoltre limitato al controllo economico della chiesa locale e alla risoluzione delle difficoltà contingenti che toccavano gli uomini abitanti nella villa e masi circostanti. La comunità intera era tenuta a partecipare ai lavori di manutenzione di strade, rogge, argini, alla prestazione di opere e carriaggi durante i passaggi dei militari, alla partecipazione delle spese per l’arruolamento dei Bersaglieri.
Con l’emanazione della Carta di Regola vengono ulteriormente precisate le competenze, il mandato e gli ambiti di attività della comunità. In particolare i capitoli di regola prescrivono norme atte a regolare le materie di polizia, sicurezza pubblica e sanità. Numerosi sono i capitoli che provvedono alla regolamentazione dei forestieri e alla definizione del diritto di vicinia. Altri capitoli riguardano la tenuta del bestiame, la tutela dei beni privati, la partecipazione alle processioni religiose in città.
Fin dai primi anni del XVIII secolo la comunità era composta dai partevesi o vicini, ovvero da coloro che possedevano beni stabili nel territorio della comunità, dai camerlenghi, che corrispondevano agli abitanti nativi non possidenti, dai masadori, che erano i lavoratori dipendenti dei cittadini, e dai forestieri, che erano giuridicamente equiparati ai camerlenghi. I vicini erano costituiti, in primis, da ricchi possidenti della città di Trento, ai quali si devono aggiungere alcuni piccoli proprietari, per lo più abitanti nella villa. I forestieri ed i camerlenghi erano tenuti al pagamento di una tassa annuale per l’accettazione nella comunità, mentre ne erano assolti i masadori.
La Comunità era amministrata da un sindico ed in sua assenza da un vicesindico. Il sindico è attestato a partire dall’anno 1725. Nel corso dei primi decenni del XVIII secolo erano assommate le competenze di sindico della comunità con quelle di sindico della chiesa. In particolare, l’attività del sindico appare circoscritta alla presidenza delle sedute di regola, alla riscossione delle rate steorali, all’amministrazione delle spese necessarie per la manutenzione delle opere di interesse comunitario, alla tenuta dei conti, al controllo delle case al fine di preservarle dal pericolo di incendi. Dal 22 luglio del 1736 entra in vigore il _ruotolo_, ovvero la rotazione annuale della carica tra i possessori di case e cittadini di Trento aventi beni e case in Gardolo. Avevano diritto ad essere annoverati nel _ruotolo_ quei possessori di case che pagavano una elevata somma d’estimo, variabile a seconda dei periodi.
Con l’aprile del 1800 la Comunità stabilì di affiancare al sindico due giurati, la cui nomina era ristretta ai vicini possidenti di età superiore ai venticinque anni, esclusi quindi i camerlenghi e forestieri. La loro nomina avveniva contestualmente all’uscita di carica del sindico, il quale in seduta di Regola provvedeva alla presentazione di dodici candidati. La Regola provvedeva quindi a sceglierne sei, e con votazione segreta ne nominava due. I rimanenti quattro dovevano svolgere la funzione di deputati alla resa dei conti del sindico uscente. I giurati avevano il compito di assistere il sindico, il quale doveva sottoporre al loro assenso tutte le spese straordinarie, così come la resa di conto di fine anno. Ad essi spettava, inoltre, il controllo della pubblica sicurezza nella villa e l’obbligo di far osservare le prescrizioni della Carta di Regola.
La Regola provvedeva anche alla nomina del sindaco della Chiesa, carica che nei primi anni del XVIII secolo era ricoperta dal sindico della Comunità. Nell’anno 1800, in occasione della revisione di alcuni capitoli di Regola, ne furono aggiunti alcuni relativamente all’amministrazione della Chiesa. Il sindico della Chiesa veniva nominato dall’Assemblea regolanare, in seduta straordinaria del mese di aprile, ed era tenuto a presentare la resa di conto di fine anno davanti al sindico della Comunità e a tre deputati.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Franco Cagol