Comune di Sardagna, 1818 gennaio 1 - 1923 gennaio 11 (1818 - 1923)

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Stato

Sede: Sardagna

Lo precede: Comune di Trento, 1810 settembre 21 - 1817 dicembre 30
Precede: Comune di Sardagna, 1923 gennaio 12 - 1926 ottobre 28.
Demanda le competenze a: Commissione d'ammortizzazione del debito comunale, 1823 - [1845]
Vedi anche: Deputazione della Capo stazione di Trento (anni 1813-1814)
Vedi anche: Commissione stazionale incaricata del rilievo delle spese di concorrenza e del debito pubblico, Trento (anni 1819-1829)
Vedi anche: Deputato distrettuale per la Città e Comune di Trento per la liquidazione e conguaglio della Stazione di Trento (anni 1824-1840)
Vedi anche: Commissione di liquidazione e conguaglio delle spese di concorrenza della Stazione di Trento (anni 1839-1855)

Soppresso durante il periodo di amministrazione italica nel periodo 1810 - 1817 per essere aggregato al Comune di Trento, il Comune di Sardagna entrò in attività il 1° gennaio 1818 con l'entrata in vigore delle disposizioni sancite dalla circolare n. 11135 emanata dal Capitanato circolare di Trento in data 4 novembre 1817. Tuttavia, le operazioni di ricostituzione del Comune iniziarono già nel maggio 1817 con la nomina di un delegato frazionale.
L'ordinamento comunale austriaco rimase in attività fino all'entrata in vigore del R. D. n. 9 dell'11 gennaio 1923, che estese alle nuove province l'ordinamento comunale italiano.
Fin dalle prime operazioni di ricostituzione del Comune si dispose che il suo territorio doveva "comprendere l'antico circondario", il cui riferimento più immediato doveva rimandare a quello esistente nel 1805 sotto l'amministrazione austriaca, così come stabilito dalla legge comunale del 1819 secondo la quale la divisione del territorio comunale doveva essere "corroborata essenzialmente dal cattastro steurale". Su questo aspetto le fonti non sono sempre esplicite e gli unici riferimenti territoriali certi sono in effetti da ricercare nella distrettuazione fiscale, così come era organizzata in antico regime nelle ripartizioni d'estimo per villa e con la successiva riforma catastale teresiana del 1780. Più esplicito è il dettato della legge provvisoria del 1849, secondo il quale si doveva "considerare come comune locale la comune catastrale", ovvero, in quel momento il territorio stabilito con il catasto teresiano. Più tardi il riferimento cadrà al territorio organizzato con la riforma del catasto austriaco dell'anno 1855.
Nella prima metà dell'Ottocento il territorio comunale di Sardagna faceva comunque parte del distretto politico soggetto all'autorità del Magistrato politico economico della città di Trento, anche per le questioni militari, dopo il 1850 al distretto politico di Trento retto, a periodi alterni da vari uffici statali e dopo il 1868 dal Capitanato distrettuale di Trento fino al 1918.
Le riunioni degli organi comunitari avveniva usualmente presso la canonica, dove fino al settembre 1891 era anche ubicata la cancelleria comunale. Da questa data la cancelleria fu collocata presso una abitazione privata, dove trovarono posto anche i magazzini comunali per la custodia degli attrezzi delle malghe, per le attrezzature antincendio e altri utensili. Talora le riunioni si tenevano anche presso l'abitazione del Capocomune, dove trovava collocamento anche l'archivio.
Nel primo periodo di ricostituzione il Comune appare regolamentato, relativamente alla sostanza comunale, dall'Ordinazione governiale del 31 ottobre 1785, annessa alla circolare n. 7624 del 3 aprile 1816. Per le altre materie valgono le disposizione riportate nella legge provvisioria del 1 marzo 1814, le disposizioni sull'organizzazione dei comuni del circolo di Trento riportate nella circolare capitaniale n. 11135/3818 del 4 novembre 1817 e quelle riportate nella circolare capitaniale n. 12283/4109 del 21 dicembre 1817.
Il "regolamento delle comuni e dei loro capi nel Tirolo e Vorarlberg" del 26 ottobre 1819 dettava le norme sull'organizzazione degli organi e uffici del comune. La circolare del Capitanato del Circolo di Trento n. 12262 del 2 agosto 1840 ribadiva le modalità di nomina del Capocomune e della Deputazione e prescrisse la nomina di una 'Rappresentanza maggiore', composta, a seconda del numero degli abitanti, da 6 a 14 membri.
Con la riorganizzazione istituzionale conseguente ai fatti del 1848 il comune fu disciplinato dalla legge provvisoria sui comuni del 17 marzo 1849, n. 170 e successivamente dalle leggi del 5 marzo 1862 n. 18 e 9 gennaio 1866, n. 1, contenente anche il regolamento elettorale.
Fin dalle disposizioni transitorie e in seguito dalle leggi emanate nella prima metà del XIX secolo il Comune aveva il compito di amministrare la sostanza comunale tramite i propri organi e uffici e di ciò dovevano renderne conto al Capitanato circolare di Trento tramite il Magistrato politico economico di Trento. Il Comune era quindi tenuto a presentare, nei termini prescritti dalla legge, gli annuali conti preventivi e consuntivi, rendere conto del proprio patrimonio, gestire e liquidare i debiti comunali, partecipare alla riscossione della steora provinciale e eventualmente dare conto delle sovraimposte comunali, amministrare le spese di concorrenza militare. Fra le competenze primarie rientrava l'obbligo di mantenere in buono stato le strade comunali e regolamentare il corso dei torrenti e altri corsi d'acqua, revisionare i conti della Fabbriceria e della Congregazioni di Carità, contribuire alle spese di manutenzione della scuola elementare e del maestro, organizzare le strutture di sanità e vigilare sul loro funzionamento, regolamentare l'uso dei boschi comunali, predisporre le misure di polizia per la sicurezza della popolazione.
Anche dopo le riforme legislative della seconda metà dell'Ottocento le competenze del Comune rimasero limitate all'amministrazione del patrimonio e del bene comune, con l'obbligo di stendere i conti preliminari di entrata e di uscita e di rendere il conto consuntivo annuale. Il Comune aveva la curatela sulla Commissione dei poveri, istituita nel gennaio del 1891.
Soprattutto con le disposizioni del 1862 e del 1866 il Comune esercitò la propria sfera d'azione nei due ambiti distinti, quello delle attribuzioni proprie e quello delle attribuzioni delegate dallo Stato. Nel merito di queste ultime il Comune di Sardagna esercitò in particolare quelle attribuzioni relative alla tenuta in evidenza della popolazione, agli oggetti di polizia dello Stato e sanitaria, all'esecuzione delle leggi sul matrimonio, all'applicazione delle leggi militari, all'applicazione dei regolamenti d'industria e agli affari di imposte.
In base alle disposizioni della circolare 11135 del 4 novembre 1817 il Magistrato civico di Trento, quale autorità politica locale, fin dal dicembre del medesimo anno provvide a nominare una nuova Rappresentanza composta di quattro persone. La Rappresentanza, che durava in carica per 1 anno amministrativo, aveva il compito di predisporre l'inventario del patrimonio comunale, di approvarne la sua stesura e aveva la possibilità di presentare al Capitanato circolare il conto preventivo delle spese comunali. Spettava alla Rappresentanza comunale proporre al Magistrato i nominativi per la nomina del Capocomune e proporre a quest'ultimo i nominativi per la nomina del Cassiere. A seguito della legge sui comuni del 1819 scompare questo organismo, sostituito da una Deputazione formata da due Rappresentanti con compiti più ridotti. Nella legge non si parla di Rappresentanti ma di deputati; tuttavia nella documentazione, sia per Sardagna che per gli altri comuni del distretto, si continua ad utilizzare il termine di Rappresentanti. La loro nomina era effettuata dai membri comunali aventi diritto di voto ai sensi del paragrafo 1 della legge del 1819 e il loro mandato, come quello del Capo comune, valeva per un anno amministrativo.
Il Capocomune, che rimaneva in carica per 1 anno amministrativo era nominato dal Magistrato civico di Trento sulla base di una terna di nomi proposta dall'adunanza dei membri comunali aventi diritto di voto. Il Capocomune, dipendente in tutto dal Magistrato, era l'organo principale attraverso il quale il Magistrato stesso faceva eseguire nel comune le superiori ordinazioni. Aveva pertanto il compito di conservare in buon ordine le leggi, decreti ed ordinanze che gli venivano comunicate, così come le altre carte comunali. Egli aveva l'autorizzazione di convocare la Rappresentanza comunale, dopo aver però ottenuto il permesso dal Magistrato civico di Trento. In qualità di amministratore aveva l'obbligo di presentare al Magistrato, alla fine di ogni anno, l'inventario della sostanza comunale, comunicando al contempo tutti i cambiamenti avvenuti. Dava altresì mandato al Ricevitore comunale di riscuotere le steore provinciale e le entrate da sovraimposte comunali. Spettava alla sua autorità il mantenimento dell'ordine ed il rispetto delle regole di polizia, compito nel quale era coadiuvato da due deputati comunali, nominati dai membri del Comune aventi diritto di voto. Spettava al Capocomune la nomina di un Segretario comunale (poi attuario), di un Cassiere, di un Cursore, e di un Guardia boschi e di eventuali assistenti d'ufficio e di maestri delle scuole normali.
Il Cassiere aveva il compito di assumere dal Ricevitore le entrate comunali, disponendole secondo i mandati emessi dal Capocomune e di provvedere al pagamento delle spese. L'ufficio era incompatibile con quello del Ricevitore e con la carica di Rappresentante. Secondo le disposizioni della legge comunale del 1819 l'operato del cassiere doveva essere sottoposto al controllo del Capocomune e dei deputati. La ricevitoria comunale era concessa in appalto al miglior offerente.
Il Cursore aveva l'obbligo di pubblicare tutti gli incanti effettuati nel corso dell'anno, aiutare il Capocomune nel disbrigo degli affari d'ufficio e tenere un registro ove annotare le riscossioni e pignore.
Nel 1841, in seguito alla disposizione capitaniale n. 12262 del 2 agosto 1840 (VI.5059.1844), i membri comunali, oltre alla nomina del Capo comune e dei due Rappresentanti componenti la Deputazione ebbero l'opportunità di nominare una 'Rappresentanza maggiore', composta di 6 membri, con il compito di "dare il loro voto negli affari di maggiore importanza del Comune ogni qualvolta che l'inclito Capitanato od il Magistrato troverà opportuno di ordinare la loro convocazione", il quale consesso doveva durare in carica per tre anni.
Questa struttura istituzionale del Comune fu perfezionata con la legge provvisoria del 1849. La legge distingueva tra membri comunali e stranieri e, all'interno dei primi, tra cittadini del comune e pertinenti. A partire dal 1850 entrò così in attività una Rappresentanza comunale, che sostituiva la precedente Rappresentanza maggiore, composta da nove Rappresentanti. Nominata dai membri del Comune, divisi in tre corpi elettorali, essa era l'organo deliberativo e di sorveglianza con competenze sugli affari relativi alla gestione economica, sul conferimento dei diritti di incolato e di cittadinanza, sugli affari relativi al soccorso ai poveri, sull'istituzione di apposite commissioni per il trattamento di particolari questioni. La Rappresentanza nominava la Deputazione comunale ed esercitava su di essa la sorveglianza.
Quest'ultima, come in precedenza, era composta di un Capocomune e di due Consiglieri, i quali appartenevano anch'essi alla Rappresentanza. Essa era l'organo amministrativo ed esecutivo del comune, con la possibilità di esercitare funzioni delegate. I Consiglieri comunali dovevano assistere il Capocomune e trattare gli affari che egli consegnava a loro, sotto la sua responsabilità. Il Capocomune doveva inoltre rappresentare in Comune all'esterno, tenere il carteggio, predisporre i documenti, organizzare la discussione della Rappresentanza, amministrare la sostanza, dirigere gli affari relativi al sostentamento dei poveri e tenere la polizia locale. Al Capocomune competeva anche il disimpegno degli affari di attribuzione delegata, secondo i disposti di legge o delle autorità locali.
Questa struttura amministrativa del Comune, disciplinata definitivamente con il regolamento comunale ed elettorale del 1866, rimase in vigore fino all'annessione del Trentino al Regno d'Italia nel 1918.
Nel periodo 1819 - 1849 il Comune di Sardagna era sottoposto al controllo del Magistrato politico economico della città di Trento, organo che aveva anche competenza sul Comune di Sardagna in affari di leva militare e nel periodo 1824-1850 anche in materia fiscale. Nel periodo precedente al 1824 il Comune dipendeva per questa materia dal Cancelliere del Censo con sede in Trento.
In seguito alle riforme amministrative del 1849 il Comune fu sottoposto dapprima al controllo del Capitanato distrettuale di Trento dal 1850 al 1854, dell'Ufficio politico distrettuale di Trento dal 1854 al 1855, della Pretura politica di Trento dal 1855 al 1868 e del Capitanato distrettuale di Trento dal 1868 al 1918. Per gli aspetti fiscali, nella seconda metà dell'Ottocento, il Comune aveva relazioni con la Ricevitoria del Censo e con l'Ufficio delle imposte.

Complessi archivistici